Economie di scala
(Economies of scale)
Nelle economie di scala vale il concetto più grande è, meglio è dato che in molti settori industriali l’aumento della produzione si collega alla riduzione del costo medio per unità di prodotto; una ragione è che i costi fissi ed amministrativi si ripartiscono fra più unità di prodotto. Ma oltre un certo livello diventare più grande può aumentare il costo medio (diseconomie di scala) perché è più difficile gestire grandi operazioni, per esempio; in questo caso aiuta essere monopolisti. Il monopolio è quella situazione di mercato dove si trova un solo venditore, che quindi decide tutto. Di monopoli ce ne sono pochi, quindi il vero problema non è la lotta ai monopoli ma quella ai duopoli (due grandi venditori che dominano un mercato), agli oligopoli (pochi grandi venditori che dominano un mercato), e ai cartelli (un cartello è un accordo tra più venditori indipendenti di un bene o un servizio per porre in essere delle misure che tendono a limitare la concorrenza sul proprio mercato, impegnandosi a fissarne alcuni parametri quali le condizioni di vendita, il livello dei prezzi, l’entità della produzione, le zone di distribuzione, ecc.) che possono esistere anche all’interno di una intera filiera produttiva, quindi non solo in una parte di essa.
Esempi macroscopici di cartelli sono l’OPEC, il cartello del petrolio internazionalmente riconosciuto; il cartello bancario in Italia, invece non riconosciuto ma esistente; come pure il cartello dei distributori di benzina in Italia, che tutto fa tranne che adottare meccanismi concorrenziali.
Le economie di scala possono continuare ad esserci, nonostante l’aumento delle dimensioni, se non consideriamo tra i costi le esternalità negative, tipiche delle produzioni su larga scala.