Cosa si può concludere in definitiva?
Naturalmente il percorso del federalismo fiscale è ancora all’inizio, ma a parere di chi scrive la legge delega 42/2009, pur integrata dai decreti attuativi 23 e 68/2011, rappresenta una pietra miliare dell’ordinamento fiscale italiano che rischia di rimanere una pietra isolata. Di ciò non si ritiene che si debba incolpare solo il legislatore il quale, come tutti, è figlio del suo tempo e i tempi evidentemente non sono ancora maturi per un’effettiva applicazione del federalismo fiscale. Questo infatti non può prescindere da una diffusa cultura della partecipazione politica da parte dei cittadini, da una diffusa cultura dell’informazione e da appropriate forme di aggregazione sociale che esaltino in positivo il senso di identità e il senso di appartenenza.
Se si vuole procedere verso un federalismo fiscale in cui le imposte di scopo possano costituire dei cardini fondamentali, non si può dunque trascurare di coltivare il necessario substrato culturale. Nel momento storico di massimo picco nella diffusione e nel grado dell’istruzione, un problema culturale non dovrebbe essere tale, ma l’esperienza quotidiana ci dimostra il contrario, forse semplicemente perché nessuno ha ben focalizzato il problema e, cercando di risolvere il problema sbagliato, nel migliore dei casi si può giungere ad una soluzione inutile. Tuttavia un problema, anche il più complicato, una volta ben inquadrato diventa un problema come un altro, cioè qualcosa che per definizione ha una soluzione.